Un’antica leggenda animata da grande realismo e dinamicità: le celebri Storie di Sant'Orsola di Tomaso da Modena sono uno dei capolavori assoluti dell'arte italiana del Trecento (1355-58 circa), senza dubbio l’opera più importante e significativa del Maestro e la più preziosa che possa vantare Treviso.
Furono scoperti nel 1882 dall'abate Luigi Bailo in una cappella della chiesa trevigiana di Santa Margherita degli Eremitani, chiesa già sconsacrata, adibita a stalla e maneggio militare, di cui si era iniziata la parziale demolizione.
Fra l'indifferenza generale, incalzato e intralciato dai demolitori, con il solo aiuto dei giovani trevigiani Antonio Carlini e Girolamo Botter, attuando empiricamente la tecnica dello stacco visti i pochi mezzi a disposizione, Bailo riuscì miracolosamente a salvare pressoché integralmente il capolavoro di Tomaso, trasferendo l'intonaco dipinto su telai lignei mobili.
Riuscì così a portare l’intero ciclo delle Storie di Sant'Orsola in museo, insieme ad altre pitture della stessa chiesa, per un totale sbalorditivo di circa 120 metri quadrati di affresco staccato, uno dei più grandi della storia.
Le scene, seguendo il testo della popolare Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, narrano la vicenda di Orsola, figlia cristiana del re di Bretagna che, chiesta in sposa per il figlio pagano del re d'Inghilterra, accetta il matrimonio alla condizione del battesimo del principe e di un pellegrinaggio a Roma insieme ad 11.000 vergini compagne. Di qui il corteo, cui si era unito lo stesso Papa ispirato in sogno, raggiunse Colonia allo scopo di convertire gli Unni che occupavano la città: Orsola, bramata dal principe unno e a lui rifiutatasi, subì poi il martirio insieme al Papa e alle vergini compagne. La vicenda prende senso inserita nel disegno anticipato dalla Madonna Annunciata della lunetta e dalla Madonna in trono, dalla vanità in gloria e dalla Crocifissione della parete di fondo.
La drammatica storia è sceneggiata dal pittore con abilissima regia e descritta con ogni dettaglio nei profili femminili, nelle pose, nei particolari dell'abbigliamento e dell'ambientazione. Un modello straordinario di raffinatezza ed eleganza, capace di rivelare i vari protagonisti fin nei loro risvolti psicologici, attraverso la mimica facciale e delle mani, con un'efficacia narrativa e uno humor assolutamente inediti e moderni.
Esempio ne è la scena del dialogo di Orsola con la madre in cui, per la prima volta nella storia dell’arte, le parole pronunciate dalla Santa escono dalla sua bocca con un testo scritto come nei moderni fumetti.
Ogni scena si lega all’altra in un serrato intreccio narrativo ed espressivo, che coinvolge e cattura lo spettatore in un crescendo che conduce fino all’ultimo capitolo, un inevitabile epilogo reso da Tomaso con intensa e composta drammaticità.