Mirabilmente limpida nell’eleganza delle sue semplici linee architettoniche che conducono lo sguardo verso l’alto in un’unica navata coperta da un tetto a capriate lignee, la chiesa di Santa Caterina offre ai visitatori un suggestivo esempio dell’atmosfera solenne e raccolta dei luoghi di culto trecenteschi.
I caratteri dello stile gotico si evidenziano soprattutto nelle tre cappelle di fondo e nelle alte e strette finestre monofore.
La costruzione della Chiesa è stata compiuta in due successive fasi. Una prima, iniziata nel 1346 dalla zona absidale, fu interrotta bruscamente nel 1348 a causa della terribile epidemia di “peste nera” di quell’anno che comportò la costruzione di una facciata provvisoria in assi di legno. Dettaglio che ritroviamo riprodotto anche nell’affresco interno, che raffigura Santa Caterina nell'atto di sostenere il modellino della città di Treviso.
Il cantiere fu poi ripreso e terminato ai primi del Quattrocento, dando all’edificio le attuali dimensioni.
Ad iniziativa di privati furono anche aggiunte alcune cappelle poi demolite, di cui resta a sud quella detta “degli Innocenti”, edificata per volere del giurista di Conegliano Alberto della Motta, qui sepolto nel 1406.
Dopo la requisizione napoleonica, specie nel periodo austriaco, la chiesa fu pesantemente trasformata e ridotta a magazzino militare. Disperso quindi il patrimonio mobile lì contenuto, furono demolite le absidi e al loro posto venne creata una nuova facciata neoclassica, rivolta verso la retrostante piazza. L’interno fu suddiviso in altezza su tre livelli mediante soppalcature lignee le cui travi forarono muri ed affreschi, tristi condizioni che si mantennero fino al recupero iniziato nell’ultimo dopoguerra.
Fu l’intervento del restauratore Mario Botter, a seguito dei gravi danni subiti durante i bombardamenti del 1944 e 1945, a riportare alla luce il dimenticato tesoro pittorico, favorendo così la decisione di recuperare l’intero complesso per destinarlo alla sua attuale nobile funzione.
Oggi non si può non rimanere colpiti nel vedere così tanta bella pittura nelle pareti stesse della chiesa, custodi di opere di notevole livello quali la “Madonna con Bambino” attribuita a Gentile da Fabriano e l’annessa Cappella quattrocentesca “degli Innocenti”, con le sue volte a crociera sulle quali sono raffigurati i Dottori della Chiesa, i simboli degli Evangelisti e il ciclo delle Storie di Maria, culminanti con la drammatica Crocifissione del Figlio.
Dal 1979 è qui musealizzato il famoso ciclo delle “Storie di Sant’Orsola” di Tomaso da Modena.
Il ciclo di Sant'Orsola