La Pinacoteca dal Trecento al Settecento

La Pinacoteca dal Trecento al Settecento

Galleria d’arte medievale, rinascimentale e moderna

Negli spazi della “manica lunga” e nelle stanze che vi si affacciano, in origine celle abitate dai frati, il Museo diventa testimonianza della passione della città per l’arte e la bellezza, racconto delle storie degli artisti che l’hanno abitata e dei collezionisti che ivi hanno arricchito la raccolta dei loro doni.
In un’atmosfera di grande suggestione e in un contesto di grande pregio architettonico, il percorso si sviluppa in senso cronologico, dalle testimonianze medievali per giungere al Settecento, con una selezione di circa 150 opere.
L’innato senso del colore e la proverbiale “gioia di vivere” dei trevigiani sono l’incipit di questo percorso.
Nelle prime sale, infatti, si possono ammirare i brani di antichi affreschi staccati, a partire dal tardo Ottocento, da case, palazzi e chiese poi andate distrutte. Un suggestivo squarcio dell’antica urbs picta, salvata da Luigi Bailo e narrata da Mario Botter, quella “città dipinta” a finta tappezzeria, dalle infinite variazioni cromatiche e disegni, che ancora sopravvive a ricordare la passata festosa vivacità dell’ambiente urbano.
Tra gli affreschi, mirabile quello con le Storie di Otinel: un racconto in pittura del poema cavalleresco in lingua franco-veneta, che a Treviso trovava uno dei maggiori centri di produzione e diffusione in Italia.
Qui si trova anche una delicata e vibrante Madonna col Bambino di Gentile da Fabriano, una delle opere più antiche appartenenti alla corrente del Gotico internazionale.

Segue la galleria dei capolavori del Rinascimento, con opere di Dario da Treviso, iniziatore in città del nuovo stile ‘antico’ elaborato a Padova da Squarcione e Mantegna, nonché ritrattista di Caterina Cornaro. E ancora Cima da Conegliano, Giovanni Bellini, Pordenone, Lorenzo Lotto, grandi interpreti del loro tempo e della nuova forza espressiva di luce e colore.
La sala dedicata ai capolavori del Manierismo ospita le grandi pale d’altare di Paris Bordon e Jacopo Bassano e la galleria dei ritratti, tra cui celebre è quello di Tiziano dedicato a Sperone Speroni, il revisore della Gerusalemme Liberata.
E poi, improvvisamente, “la stanza delle meraviglie”, la “Wunderkammer”: in un ambiente raccolto si trovano affascinanti quadri e oggetti che documentano il gusto collezionistico delle “Wunderkammern”, gli studioli privati fatti per stupire, che hanno costituito i nuclei dei primi musei aperti al pubblico.
Completa il percorso un’ampia antologia del patrimonio d’arte del Seicento e del Settecento, che comprende alcuni pezzi finora mai esposti al pubblico, e le opere di Francesco Guardi, Rosalba Carriera, Giovanni Marchiori, Giambattista e Giandomenico Tiepolo.
Un’immersione, dunque, in secoli di arte e bellezza che non termina qui, ma ci invita idealmente a proseguire questo viaggio di scoperta ancora oltre, un oltre che ci conduce nello stupore dell’arte contemporanea custodita nella rinnovata sede del Museo Luigi Bailo.

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